giovedì 14 luglio 2011

Se a decidere è la coscienza altrui…


Se a decidere  è la coscienza altrui  allora si sta  mettendo in atto un duplice reato: il primo ai danni della libertà di scelta della donna  e il secondo ai danni della legge194 che l’aborto lo garantisce  e prevede. E’questo  il caso avvenuto nelle scorse giornate  negli ospedali di Arezzo dove gli operatori sanitari hanno lasciato i bisturi e hanno preso in mano la croce. Se è vero che la citata legge garantisce l’esistenza degli “obbiettori di coscienza”, è ancora più vero che impone la  presenza necessaria di medici pronti a assicurare l’aborto quando richiesto. Citando un estratto dell’art 9  si legge “gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare lo espletamento delle procedure previste (…) e l'effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalita’ previste. La regione ne controlla e garantisce l'attuazione anche attraverso la mobilita’ del personale”.
Dunque non bastavano le lotte moraliste cattoliche  ma dovevano arruolarsi a questo perbenismo anche i seguaci del giuramento d’ Ippocrate. Chiesa e scienza che si tengono per mano verso un’unica meta.
Bisogna precisare che il problema qui sollevato non vuole  negare o mettere in discussione la discrezionalità del singolo medico che in nome della sua etica- o magari solo bigottismo chissà!- decida di astenersi all’IGV , ma certo è che una donna non debba girovagare da regione in regione sperando di trovare un ospedale disponibile a riconoscere il suo diritto. Dunque sono necessari maggiori controlli che riequilibrino le percentuali  nelle strutture ospedaliere e negli stessi consultori familiari diventati  noti per il personale che al solo nome della “pillola del giorno dopo” storce il naso.




giovedì 7 luglio 2011

Quando la donna diventa preda…

“Se mi lasci ti uccido”. E’ la storia di Emanuela, appena ventenne, e freddata con un colpo di pistola dal compagno. E’ quella di Cristina, di età 33, assassinata con decine di coltellate dal suo ex marito di fronte all’assistente sociale che seguiva la loro separazione. O quella di Simona uccisa a seguito  l’interruzione della relazione con il suo amante . Lo chiamano “amore criminale” il fil rouge che lega queste vicende. Un fenomeno in crescita e che nel 2010 ha stroncato la vita a 127 donne, otto in più rispetto all’anno precedente e 15 se guardiamo i dati del 2008.
Da un’analisi sugli eventi delittuosi emerge il legame tra uccisore e donna: nel 31 % dei casi si tratta del partner attuale  mentre aumentano le percentuali degli ex che quest’anno giungono al 23% .

 Dati allarmanti che mostrano da un lato il deterioramento della psiche umana che trova nel  delitto la soluzione appagante alle proprie ossessioni, e dall’altra l’inefficacia delle disposizioni legislative in materia di tutela e prevenzione. A coprire il vuoto legislativo, nel 2009, c’ha pensato la legge sullo stalking, che nei fatti è una misura atta a sanzionare il ripetersi di quel “comportamento molesto, ossessivo, persecutorio, che si manifesta con telefonate a tutte le ore, attenzioni ripetute, appostamenti, biglietti e sms”. Ma che lascia non pochi dubbi sull’ efficienza pratica nonostante l’inasprimento delle pene.
Dai  fatti di cronaca accaduti nell’ultimo anno emerge l’aumento esponenziale  delle denunce da parte delle donne lese  ma ciò che non emergono, nel concreto, sono le azioni protettive necessarie ad evitare il “dramma”. Sarà forse un problema di iter procedurale troppo lungo e annoso? O forse difficoltà di accertamento della colpevolezza?
  In ogni caso resta la triste e poco consolatoria evidenza che molte delle donne uccise avevano precedentemente esposto regolare denuncia di persecuzione ma che di arresti o di procedure cautelative  non  ne avevano visto neanche l’ombra. Dunque le disposizioni in materia fanno poco o nulla se non vengono forniti gli strumenti ad hoc agli organi competenti, se non si avviano procedure immediate volte a tutelare la donna in continuo e potenziale pericolo. Se non si pone attenzione anche alla cura psicologica della “preda” che troppo spesso rimane sola, in balia delle proprie paure.







martedì 5 luglio 2011

"Io non voglio conoscere la verità ma mi piacerebbe poterla scrivere" G. Siani

Ed eccomi qui pronta a dar vita a quella idea  che da tempo mi balzava nella mente: ritagliarmi uno spazio nella blogosfera diventando editore di me stessa. Ci sarà tanto da lavorare ma i buoni propositi non mancano. Voglia di raccontare il mondo visto dal basso, di riportare "pezzi di verità" a volte trascurati, di creare un luogo d'incontro e di discussione.
A far da protagonista è l' informazione. E non importa che essa sia locale, nazionale o che provenga da oltre oceano. L'essenziale -ammettendo i limiti di discrezionalità umana- è che si attenga il più possibile ai fatti visti o cercati con occhi filtrati, è che si basi sulle tante verità che coesistono cercando di trovare un filo conduttore tra queste. 
Sarà come costruire un 'intero palazzo: cercare i mattoni più adattati e abbinarli pezzo dopo pezzo con tanta  pazienza e  maestria. 

E tutto ciò perchè puntare il dito contro il mondo dell'informazione attuale, a volte troppo fazioso e strumentalizzato, che rincorre e crea l'ultimo dramma per appiccicare l'esclusiva al pezzo o al servizio, non basta! E' davvero questa l'informazione che vogliamo? E' davvero necessario assistere alle storie di cronaca nera diventate uno sketch al limite del grottesco? 
Bene, credo proprio di no. E questo blog nasce con la consapevolezza di non essere la goccia rivoluzionaria ma che a suo modo potrà contribuire a cambiare lo stato delle cose.