giovedì 1 settembre 2011

Un cocktail radioattivo tutto calabrese

I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell'infanzia.
Corrado Alvaro, Quasi una vita, 1950.


Forse è amore disperato quello che porta a interrogarmi sui mali che distruggono la mia terra. O forse è  solo il  dover assistere impotente ad un sterminio di massa, quello che in questi ultimi tempi, in Calabria, sta mietendo vittime alla pari dei caduti su un  campo di battaglia. In regione si contano percentuali altissime di casi di morbosità e decessi a causa di tumori. E nonostante i dati allarmanti mancano studi settoriali a riguardo. L’Epicentro ( Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute) con sedi in tutta Italia non ha mai svolto indagini nel tacco italiano. Incredula ho spulciato il sito ufficiale. Nulla di nulla.  Eppure basterebbe viverci in regione per capire quanto il fenomeno sia in crescendo e dunque quanto necessari siano le ricerche a riguardo. Questo vuoto scientifico lascia non pochi dubbi.
Cosa e perché non si vuole fare emergere? Per ora ci si può limitare solo a supposizioni: forse la soluzione sta nelle navi dei veleni che ornano le coste tirreniche, nelle discariche abusive disseminate qua e là nel territorio, nei materiali tossici usati nel crotonese per costruire scuole ed edifici pubblici, nei veleni sepolti nell’altopiano Silano? Se così fosse siamo davanti ad un cocktail radioattivo che da anni sta uccidendo  il nostro territorio ma purtroppo  mancano dati ufficiali che certifichino il nesso tra causa ed effetto.  
In ogni caso, i giovani di Paola (Cs) si ammalano quattro volte di più rispetto ai coetanei delle altre regioni italiane, nella fascia jonica del reggino un decesso su tre è causato dal cancro, nel cosentino  aumentano le leucemie e  le neoplasie rare, quelle legate alla contaminazione industriale. Peccato che la provincia calabrese  non spicchi per il numero di  fabbriche.
 In un comune di montagna -Acri (CS) -  a ridosso della Sila ma poco distante  dal mare, il numero di casi di malattie tumorali tra il 2008 e il 2009 è aumentato  vertiginosamente: si è passati da 148 eventi  a ben 263 e l’incremento maggiore è dovuto proprio a quei tumori collegati alla radioattività ossia linfomi, leucemie, mielomi, tumori della tiroide. Proprio dove per antonomasia l’aria dovrebbe essere  fresca e pulita e le colture sane e biologiche.
Un territorio, la Calabria,  che apparentemente offre paesaggi “incontaminati” con aspri altopiani e scogliere a strapiombo sul mare, spiagge bianche bagnate da acqua cristallina e verdi pascoli sulle cordigliere montuose che attraversano l’intera regione. Un paradiso terreste. Ma  forse solo per occhi ingenui.